In linea teorica si possono sottoporre ad agopuntura tutte le malattie (c’è un famoso detto cinese che afferma “bastano venti aghi su un’isola deserta per poter curare tutte le malattie”): ma esiste una estrema differenza tra il curare e il guarire.
In secondo luogo le malattie vanno sempre distinte in due grandi categorie: le malattie funzionali e le malattie organiche. Sugli alterati funzionamenti di organi o apparati l’azione è positiva con ottime percentuali; sulle malattie che modificano la struttura di un organo o apparato l’azione terapeutica è minore, ma sono lo stesso ottimi i miglioramenti di tipo sintomatico.
L’agopuntura ha ottime possibilità di dimostrarsi efficace in tutti gli stati morbosi ove non esista una alterazione anatomica irreversibile; in presenza di questa, l’agopuntura avrà comunque un effetto sintomatico. E’ inutile quindi elencare le varie indicazioni dell’agopuntura (meglio precisate nell’elenco redatto dalla Organizzazione Mondiale della Sanità): tutte le malattie sono suscettibili di miglioramento o guarigione.
Appare chiaro quindi che ci sono due maniere di intendere l’agopuntura: quella tradizionale cinese energetica e quella moderna riflessologica più occidentale.
Vi sono diverse agopunture: c’è quella terapeutica, quella anestetica, quella ostetrica e quella veterinaria. Restringendo il discorso all’agopuntura terapeutica, essa, come dice il suo nome, è una forma di terapia e non ha nulla di miracolistico; e, come la terapia farmacologica, può essere sintomatica o causale. E’ inutile spiegare il perché sia più valida l’agopuntura causale rispetto a quella sintomatica.
Per poter praticare una buona agopuntura tradizionale bisogna però avere una buona preparazione teorica e clinica sia della medicina cinese sia di quella occidentale: una verità medica valida in ogni tempo e sotto ogni latitudine è che per ottenere una terapia efficace bisogna prima fare una buona diagnosi.